Il disagio della tecnologia – si parte

Come detto negli ultimi post, questo è l’argomento del nuovo gioco letterario: Il disagio della tecnologia.
Qualcuno ha obiettato: non saprei cosa scrivere, visto che io nella tecnologia ci sguazzo. Infatti, pure io ci sto benissimo. Il punto non è mai cosa noi proviamo per una situazione, un oggetto, un luogo, ma cosa la società sta facendo di quella situazione, di quella cosa, di quel luogo. Credo sia questo che noi dovremmo raccontare.

Ma abbiamo già parlato troppo: vediamo di metterci in moto 🙂

Il gioco parte oggi ma qualcuno si è già iscritto:

Carloesse
Cristina Bove
Banaudi Nadia
Luciana Ortu/Sara Talloru
Daniela Giorgini
Stefano Mina
Fausto Marchetti
Subhaga Gaetano Failla
Carlo Bramanti
Malos
Maurizio
Giovanni Venturi
Santo Cerfeda (se ho dimenticato qualcuno, ditelo)
*elenco in aggiornamento, aggiungerò man mano: iscrivetevi nei commenti a questo post. Continua a leggere “Il disagio della tecnologia – si parte”

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Come si sviluppa un’idea

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All’inizio è un barlume, una cosa che appare nella mente e che svanisce subito, anzi, meglio, una cosa di cui non siamo pienamente coscienti, vissuta a un livello inferiore alla nostra percezione usuale.
Un giorno, in un programma televisivo dissero “asfodelo”, parola che già conoscevo e alla quale sapevo dare un’immagine. Quel giorno mi suonò all’orecchio in modo diverso dal solito; pensai a come fosse musicale e bella, e all’istante mi risuonò nella mente questa frase: “Vorrei chiamarmi Asfodelo”. Ma non era ancora ben chiaro cosa fosse questa frase, a cosa poteva dare seguito.
Pochi giorni dopo, in una sala d’attesa dell’ospedale Sant’Orsola, aspettando la mamma che doveva fare un piccolo intervento chirurgico, mi danzarono in testa alcune frasi precedute da quel “Vorrei chiamarmi Asfodelo”, Continua a leggere “Come si sviluppa un’idea”

Sviluppo di un racconto in un romanzo

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Come si fa a trasformare un racconto in un romanzo?
Non sempre si può, si deve valutare. Ci sono racconti che contengono ben altro, e sta a chi scrive scoprirlo, e ci sono racconti che non si possono ‘allungare’ come si fa con il brodo, e anche con il brodo non è una buonissima idea. La roba allungata si sente, non ha il sapore pieno di quando era definita e corposa. Continua a leggere “Sviluppo di un racconto in un romanzo”

Le buone notizie

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Non sono tanto buone a ben pensarci.
Ho riletto tutti i miei sedici racconti (sedici racconti per un totale di 76 pagine) e non ho trovato nulla da aggiungere. Da togliere men che meno. E ci mancherebbe! Già sono ridotti all’osso.
Niente da aggiungere, e pochissimo da modificare: due virgole e un aggettivo forse. Continua a leggere “Le buone notizie”

Adelmo – racconto in divenire (seconda parte)

qui la prima parte

L’uomo si gira e vedo che è Michelino, il carrozzaio della curva, quello autorizzato Fiat che ora è andato in pensione.
Si avvicina, mi guarda e fa: “Non sono Adelmo”.
“Lo vedo. Sei Michelino” gli faccio io pronto. Lui si sgonfia, pare accasciarsi sulle ginocchia, e diventa rosso. Si credeva che ero rimbambito per l’età, ma l’ho fregato.
“Cerchi Adelmo?” continua, ma peggiora le cose.
“Certo”, rispondo alzando il mento. Continua a leggere “Adelmo – racconto in divenire (seconda parte)”

Adelmo – racconto in divenire

Adelmo non è neanche qui. Faccio un giro intorno alle sedie della grande sala d’aspetto, ma è inutile: se Adelmo ci fosse, si sarebbe fatto sentire subito. “Sandrino” avrebbe detto nel momento stesso in cui entravo, e io avrei saputo dove sedermi.
È fresco qui all’Usl e ci veniamo tutte le mattine: da giugno a settembre, l’Usl diventa il nostro bar.
Che noi al bar, Adelmo e io, mica ci andiamo. Non siamo tipi da bar. Però ci piace fare due chiacchiere e raccontarci come stiamo.
E io ora mica sto tanto bene. Mi sento il cuore che spinge in gola come se volesse uscire.
Mi viene un dubbio; forse Adelmo è di là, nella sala d’aspetto dei medici. Magari si è sentito male e qualcuno l’ha portato dall’infermiere per fargli misurare la pressione. Passo la porta a vetri, la grande sala è piena di gente seduta in piccoli capannelli davanti a ogni porta. Sette medici ci sono qui, per forza è sempre pieno di gente. Cammino lentamente in mezzo alle sedie, butto un occhio in ogni circolo ma di Adelmo non c’è traccia.
Mi avvicino alla porta dell’infermiere, è socchiusa e guardo dentro. L’infermiere è da solo, seduto al tavolo e sta scrivendo su un foglio. Continua a leggere “Adelmo – racconto in divenire”

Tre giorni fuori dal mondo – prima parte

Tre giorni fuori dal mondo. Tre giorni in Liguria e solo loro tre davanti al mare.
Simona, Fabio e lui, insieme come ai tempi dell’università.
L’idea era stata di Fabio: Simona viene in Liguria per un convegno. Ha voglia di rubare qualche giorno e di fermarsi in un posto di mare. Io ho bisogno di uno stacco. Che fai, vieni con noi? Certo che vengo, aveva risposto lui.
Erano stati davvero tre giorni rubati. Avevano lasciato a casa i rispettivi compagni e anche i problemi. Simona disse che avevano lasciato a casa le loro vite.
Non avevano parlato dei vecchi tempi. A chi cazzo interessa parlare di cose già andate? aveva detto Simona e loro due erano stati subito d’accordo.
Non avevano parlato neanche delle loro vite attuali, di lavoro o della metà di loro stessi che era rimasta a casa.
Di nulla. Solo del futuro. Di cosa volevano fare, di come crescere e diventare le persone che volevano essere. Anche se, disse lui, potevano iniziare un po’ prima a preoccuparsi di questo, visto che ormai stavano per arrivare i cinquanta. Stronzate, disse lei, abbiamo ancora una vita davanti. Fabio rise di loro due e anche di se stesso, per una volta in jeans e maglione, lui che indossava solo giacche cucite a mano e cravatte di Marinella in pura seta.
Avevano camminato per le stradine di Cervo, in salita fino al Castello, e poi di nuovo giù fino al mare. Si erano seduti sugli scogli. Il mare fuori stagione è una meraviglia, aveva detto Simona. Fabio faceva fotografie e lui si era sdraiato con la testa sulle gambe di Simona. Aveva chiuso gli occhi e ascoltava il suono della sua voce e del mare. Continua a leggere “Tre giorni fuori dal mondo – prima parte”

Senza fretta – la riscrittura è un piatto da gustare freddo

Siamo arrivati alla nostra prima stesura (a quella che crediamo essere la prima stesura) e siamo soddisfatti della bella storia che abbiamo scritto.
La stesura dura di solito molti mesi e quando si arriva in fondo, con la consapevolezza di sapere dove siamo andati a parare e con l’empatia che abbiamo raggiunto con i nostri personaggi, siamo carichi di adrenalina e compiaciuti di come la nostra scrittura sembri efficace.
La delusione inizia quando rileggiamo il primo capitolo: ma chi l’ha scritta questa roba insipida? e chi sono questi personaggi di carta che ci narrano vicende sciape come il pane toscano su cui non è ancora stato sfregato l’aglio e versato l’olio?
Eppure quella roba senza sapore l’abbiamo scritta noi. Il file è sul nostro computer e la cartella si chiama “romanzo di Fermo e Lucia”. No no, quello è il pc di Manzoni. Ho sbagliato, ritorno nel nostro pc e sulla cartella c’è scritto “romanzo di Marianna e Giovanni”. Quindi è il nostro romanzo, non ci sono errori.
Cos’è successo alla nostra bella scrittura e alla storia perfetta che abbiamo confezionato? Continua a leggere “Senza fretta – la riscrittura è un piatto da gustare freddo”

Virgolette, trattini e caporali

Sembrano questioni di lana caprina e forse lo sono.
Quali segni adottare per definire, delineare, organizzare i dialoghi nei nostri racconti e romanzi?
Ognuno di noi avrà le sue idee e preferenze. Anche se, come sappiamo, ogni editore ha le sue linee guida e quindi non è tanto importante cosa noi scegliamo di adottare.
Einaudi usa i trattini per i dialoghi, Sperling e Kupfer, invece, usa i caporali e Feltrinelli le virgolette.
Io ho avuto diverse ‘fasi’. Nei racconti ho usato le virgolette alte per anni. Qualche volta il trattino, che trovo minimale e adatto a testi secchi e a storie dure. Continua a leggere “Virgolette, trattini e caporali”

Perché un racconto diventa un romanzo

Quando si scrive una storia (di solito) si intuisce fino dall’inizio se sarà un racconto o un romanzo. Se ne immagina lo sviluppo e la lunghezza, ma sappiamo che non è la lunghezza del testo a farne un romanzo. Allora, cos’è che determina questa differenza?
La storia stessa. Ci sono storie di breve respiro, che hanno bisogno di poca aria per esprimere ciò che sentono. Continua a leggere “Perché un racconto diventa un romanzo”

La voce narrante in una storia

Quando si affronta la scrittura di un testo, si deve valutare con attenzione la forma in cui vogliamo rendere questo testo.
La storia ha delle esigenze, la narrazione deve suscitare emozioni nel lettore. Quale modus narrativo è più adatto a ciò che vogliamo mostrare, narrare? Cosa vogliamo evidenziare?
C’è chi dice che le storie che vengono scritte sono sempre le stesse da secoli. I temi narrativi sono quelli.
L’originalità, il plus che fa la differenza, è nello stile e nella forma. Quindi, la voce narrante assume una grande importanza.

“Fabio incontra Annalisa e le propone un week end al mare. Là incontrano un ristoratore che li convince ad acquistare il suo ristorante. I due decidono di lasciare famiglia e città per trasferirsi in quel borgo della Liguria e cucinare per i turisti”.

Una storia semplice, no? Quasi banale. Continua a leggere “La voce narrante in una storia”

“Storie per romanzi” – tre

Inizio d’anno e ripresa vecchie rubriche. Oggi ci dedichiamo alle ‘storie per romanzi’, frase molto cercata dagli aspiranti scrittori.
Qui il primo post della serie e qui il secondo.

Ed ecco le nuove storie. A voi la scrittura.

1)  Marianna ha un blog in cui si occupa di scrittura. Luca ha un blog in cui scrive di tante cose ma soprattutto di viaggi e posta bellissime foto. Continua a leggere ““Storie per romanzi” – tre”

Pantaloni bianchi – otto e nove

prosegue da qui

In questa versione del racconto, troviamo parecchie modifiche: lo sguardo iniziale dell’uomo che ammira ‘pantaloni bianchi’, e il suo sorriso, hanno perso di significato e sono stati eliminati. Al loro posto lo sguardo di un portiere.
All’incontro va anche l’uomo che ora si chiama Aldo e che si è rotto una gamba cadendo in cantiere. È sparita anche la scatola con i gioielli rubati e la somma offerta è dovuta a un ricatto che i due stanno facendo…

***

Ho indossato i pantaloni bianchi; mi stanno alla perfezione, si vede che sono di uno stilista. Mai avuto un capo così bello prima d’ora.
Quando siamo scesi, anche il portiere, che smistava la posta, si è fermato e mi ha seguita con lo sguardo ammirato.
Almeno lui, perché Aldo, invece, non si è neppure accorto come sono vestita.
Anche ora cammina davanti a me, saltellando sulla stampella. Pochi passi e siamo arrivati. Aldo si siede, sbuffa e guarda l’orologio.
Il cameriere ci chiede se vogliamo ordinare; Aldo prende un analcolico. In quel momento alziamo lo sguardo e vediamo arrivare l’uomo, un po’ di corsa. Indossa un abito stropicciato e ha il viso sudato.
Si avvicina e ci porge la mano, ma Aldo non si muove e gli dice: “Non perdiamo tempo. Parliamo d’affari”.
Lui deglutisce prima di parlare: “Certo”. Si passa un fazzoletto di carta sulla fronte. Se ne sta lì in piedi, sposta lo sguardo da Aldo a me e viceversa.
“Si sieda, no? Vuole attirare l’attenzione?”. Aldo gli fa un gesto brusco.
Lui si lascia andare sulla sedia di plastica bianca e rimane in attesa.
“Avete deciso la cifra?”. Decido d’intervenire.
Lui non apre bocca, infila la mano in tasca ed estrae un foglio piegato in quattro. Lo prendo e apro. “Diecimila? Non se ne parla” e gli rendo il foglio. Continua a leggere “Pantaloni bianchi – otto e nove”

Pantaloni bianchi – sei e sette

Prosegue da qui

La storia s’ingarbuglia, alcune cose non tornano: è il caso di iniziare a dare una direzione al testo. Non si capisce perché l’ometto debba dare dei soldi a ‘pantaloni bianchi’ e al suo uomo: a quanto sembra, i due devono vendere dei gioielli rubati e lui li compra. Però ci sono ancora sbavature e incongruenze (dovute al fatto che Marco e io non abbiamo studiato la storia a tavolino, cosa che forse sarebbe auspicabile se si vuole scrivere a quattro mani) e dobbiamo aggiustare il tiro.
Dopo altre due revisioni il testo è questo:

Continua a leggere “Pantaloni bianchi – sei e sette”