Due brevi, ma non piccole, domande

Cercherò di spiegarmi anche se non è facile dirlo con poche e chiare parole.
Ci sono due questioni pressanti che mi girano in testa e vorrei porle anche a voi.
Sono riflessioni molto importanti e vorrei che leggeste con calma e attenzione.

  • Io credo di essere una persona seria, pacata, riflessiva. Non mi avete mai sentita inveire contro questo e quello a vanvera. Ragiono e dico quello che penso, quello che è uscito dal mio ragionamento, giusto o sbagliato che sia.
    Non parto in quarta a blaterare cose inconsulte o bizzarre senza avere prima pensato.
    Parlo con voi che, quasi tutti, non mi conoscete personalmente. Vi dovete fidare di ciò che ho appena scritto.Quindi, da persona come sopra, mi sto chiedendo (tante volte al giorno): chi mi è stato accanto finora, chi mi conosce da due, tre, quattro anni, da cinque, ma anche da vent’anni, da trenta, da quaranta anni e più, ha mai capito davvero chi sono?
    O pensa di me tutto il contrario di quello che ho detto sopra?
    Forse, per tanti anni, ha detto di me: quella non capisce un cavolo, è una povera mentecatta, o una testa calda che contesta tutto a priori.
    Perché, se chi mi conosce da tanto tempo non pensa di me questo che ho appena scritto, e mi conoscesse per quella che sono davvero, e sono quella che ho scritto all’inizio, allora perché, in nome dell’amicizia/stima che credevo avesse per me, non si interroga su ciò che dico e non mi manda un messaggio/telefonata/due parole/quellochevuole, in cui condivide con me l’ansia del momento infame che il paese sta vivendo, invece di condividere meme assurdi che prendono in giro il mio pensiero?
    Di chi mi sono circondata finora?

 

  • Quando finirà tutto questo, quanto tempo dovrà passare prima che io accetti un abbraccio da qualcuno?
    All’inizio tutti hanno scritto cose orribili, che vanno dallo scherno all’augurio di morte e altro, poi hanno mascherato i loro post in modo non potessi più vederli (cioè si vergognano di ciò che pensano) ma io so che lo pensano. Come potrei accettare da costoro un saluto ‘affettuoso’ anche tra dieci anni?

 

Accetto ogni vostra congettura e possibile risposta alle mie domande.

 

*Foto di Richard Eisenmenger da Pixabay

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10 pensieri su “Due brevi, ma non piccole, domande

  1. essere indipendenti con la testa mi pare un pregio. Si sbaglia come ci si azzecca. Non essere condizionata dalla pancia è un pregio. Trovare qualcuno/a che ragiona con la propria testa è alquanto difficile. Ormai tutti, o quasi, hanno portato il loro cervello all’ammasso e non usano più la loro testa. Lasciano le scelte ad altri, per poi lamentarsi se vanno contro di lui.
    Abbracciare chi insulta? Dubito. Bisogna essere masochisti.

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  2. Indipendenti con la testa e farsi sempre tante domande. Osservare e cercare di vedere oltre ciò che dicono i giornali e giornalisti pagati (molto abbondantemente. i dati sono pubblici) per fare spot tutto il giorno. Gli spot fatti a pagamento, cioè: PROPAGANDA.
    Grazie come sempre del commento.

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  3. Questi tempi secondo me stanno creando una specie di spartiacque tra le persone. Io ho cambiato opinione su molte persone (sia in negativo che in positivo) e suppongo che sia accaduto lo stesso per loro. Non tollero più l’aggressività nell’esprimere delle opinioni così come i commenti meschini, neanche da persone che un tempo stimavo. Certi atteggiamenti non si possono dimenticare, quindi no, le cose non possono tornare come prima e non ci si abbraccerà in futuro come se niente fosse. Poi la comunicazione è già difficile nella vita reale, figurati in quella virtuale. Capisco benissimo l’amarezza che trapela da questo post, Morena.

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    1. Lo spartiacque è voluto da chi ci ‘governa’ e nessun ci fa caso. LA maggior parte delle persone non si pone nessuna domanda e invece, se solo osservassero e ascoltassero, ne avrebbero tante da farsi.
      Grazie Maria Teresa 🙂

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    1. La tentazione di spegnere tutto c’è, cara Giulia, ma dobbiamo anche ascoltare, proprio per capire ancora meglio le dinamiche che stanno mettendo in atto.
      Certo, se poi le capiamo in pochi serve a poco, tu dirai. Ma credo che ognuno debba agire nel meglio della propria coscienza, del suo sentire. Grazie 🙂

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  4. Purtroppo non ci sarà più un “come prima”, oramai quando si superano certi limiti non si torna più indietro. Io per quieto vivere devo tenere la bocca chiusa, e non solo quella, anche le mani lontane dalla tastiera, e non parlo di semplici commenti come questo, ma di creare storie. L’unica che mi tiene in vita è il settimo volume della mia serie. Credo che dopo averlo concluso ci starò così male che non scriverò più nulla, perché il pensiero va sempre a quello che succede oggi, a come le persone si comportano e non la smettono nemmeno per un attimo di giustificare certa gente, certi gesti e comportamenti che in altri tempi sarebbero stati ritenuti inaccettabili da chiunque.

    Me ne vorrei andare su un’isola deserta e morire lì da solo, sono pieno di amarezza, avrei tante cose da dire, ma ho capito che non serve più a nulla. Meglio il silenzio 24 ore su 24, 7 giorni su 7. È vero che ci sono tante altre cose di cui parlare, ma certe azioni da parte di persone anche vicine a me, le quali ripetono di continuo certe espressioni, certe cose tipo mantra, mi hanno proprio tolto la voglia di vivere. Io non sono mai stato un tipo molto solare o tollerante per le cattive azioni ricevute, e quelle che continuo a ricevere, ma penso di aver raggiunto anche io la saturazione in tal senso. Oramai il vaffa lo uso di default. Lo penso verso tanti. Per fortuna che qualcuno sano di mente è rimasto. Si contano sulle dita di una mano.

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    1. Dillo a me, Giovanni. Il vaffa è diventato il mio mantra, sopratutto quando ascolto certi giornalai e le loro frasi che, artatamente, spingono il pensiero comune in un’unica direzione.
      Non sarà mai nulla come prima. Speriamo solo di salvarci.
      Un abbraccio.

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  5. Ormai in me è sopraggiunto uno scoraggiamento cronico e non so se uscirne sarà semplice; come te mi faccio domande sulle persone e sulle situazioni: ho condiviso momenti di amicizia incredibili che adesso sono diventati fumo, io ne soffro molto e non sono sicura che dall’altra parte si provi lo stesso dispiacere. Avvilimento e impotenza: ecco i miei sentimenti di adesso. Finirà non finirà? Di certo ciò che ci sta lasciando dentro è pesante. Forse il mal comune mezzo gaudio, in questo caso, non aiuta del tutto, ma di certo è di consolazione.

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