La prima sera sono rimasta a fissare il vuoto per qualche secondo, poi mi sono chiesta: “Sono quasi sei anni che abiti qui e non hai mai visto che dal balcone si vede il tramonto?”.
È vero che non era niente di spettacolare: solo un po’ di rosa e una luce che si intuiva dietro la sagoma degli alberi. Dopo lo stupore sono entrata e ho preso il cellulare per fotografare quella novità. Era maggio e il caldo era ancora il futuro.
Dopo qualche settimana ho fatto un’altra foto ma ero ancora stupita della mia disattenzione passata. A me i tramonti, e le albe, non sfuggono. Certo, nella casa precedente erano molto più belli perché non c’erano ostacoli e si apprezzavano di più, ma anche questi non erano da buttare.
Era l’inizio di giugno e le temperature erano gradevoli. Mi domandavo ancora come mai, ma ormai mi ero abituata a uscire sul balcone alla sera per vedere se il cielo mi regalava qualche bella sfumatura.
Verso fine mese sono aumentate le temperature e si è verificato un fenomeno strano: alla sera non si poteva più stare in cucina perché il sole entrava con prepotenza e bruciava. Era insopportabile e non intendo solo il calore. Addirittura mi feriva gli occhi – con le tapparelle abbassate – mentre sedevo al tavolo per cenare. Questo fenomeno mi ha colpito ancora più del tramonto: se per il cielo potevo accusarmi di disattenzione, per questo sole che penetrava ovunque all’ora di cena ero certa di non sbagliare. Gli altri anni non c’era. Punto.
Però non è che il sole arriva dopo sei anni che io sono qui, no?
Cosa poteva suscitare questo fenomeno? Ho pensato agli alieni e anche al fatto che l’asse terrestre si fosse spostato – non ci dicono sempre che stiamo causando tanti danni al nostro pianeta? – e lo spostamento causasse la sua infiltrazione nella mia cucina.
Per un mese mi sono interrogata tutte le sere, con disagio e calore. E ho interrogato gli altri commensali.
Finalmente, una sera, chiedo decisa al mio Cavaliere Senza Macchia: “Insomma, quale potrebbe essere il motivo?”. Lui esce sul balcone, scruta l’orizzonte, guarda a destra, a sinistra, annuisce con fare sicuro, entra e dice: “L’albero”.
“L’albero?”
“L’hanno potato troppo”.
Mi precipito fuori e, finalmente, capisco cosa causava la prepotenza del sole. Non era una presenza ma una mancanza: togliere un albero – anche se a metà – modifica il paesaggio ma anche la percezione del medesimo. Cambia la visione e ti espone al clima, alla luce, al calore.
Ma per fortuna ti espone anche al tramonto.
Alieni. Asse terrestre spostato.
No.
Albero troppo potato 😀
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È che io ho troppa fantasia 😉
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Per questo devi scrivere. Orsù, non più tergiversare, ma corri a lavorare 😉
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Pensa che sacrificio bellissimo ha compiuto questo albero per farti ammirare il cielo e i suoi doni!
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Certo, Nadia. Però quanto ho patito alla sera mentre cucinavo!
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Se come primo pensiero hai pensato agli alieni immagino il tuo scombussolamento!😜
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Ma in un certo senso non ti sbagliavi, sai? Pensaci un attimo: cosa sono gli alberi e tutte le piante in generale? Esseri viventi, naturalmente. Ma per quanto fatti di cellule, più o meno come le nostre, e pur avendo un sistema nervoso, ci è assolutamente impossibile comprendere il loro linguaggio e comunicare in qualunque modo con loro.
Essi, pur condividendo il nostro stesso pianeta, rispetto a noi è come se appartenessero a un altro mondo.
Alieni, appunto.
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Spero che il mio albero alieno l’anno prossimo sarà più alto 😉
Grazie, Santo.
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